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CAT_IMG Posted on 1/1/2012, 12:09 by: Alfonso IndelicatoReply
decima

La longa manus di Borghese a Trieste, colui che fu incaricato di stringere rapporti con tutte le componenti politiche e sociali che in qualche modo si opponevano ai comunisti slavi, fu l’ufficiale dei mezzi di assalto Aldo Lenzi, ex comandante del mitico sommergibile “Cappellini”. Ma la sua missione non ebbe successo. Tutto ciò che Lenzi riuscì a ottenere fu il permesso da parte del gauleiter Reiner di dislocare in postazioni strategiche le unità della Decima, tra cui quelle dotate di artiglieria. Queste ultime, ufficialmente approntate alla difesa dai titini, avrebbero però anche potuto appoggiare lo sbarco di truppe italiane provenienti dal sud. Sbarco, sia ben chiaro, che aveva come primo obbiettivo la liberazione di tutto il Küstenland dalle truppe tedesche, e successivamente la salvaguardia dei territori dalle avanzanti truppe slave. In realtà, come sappiamo, lo sbarco non avvenne, e ai marò, in condizioni di inferiorità numerica e di mezzi, non rimarrà che attendere l’aprile ’45 e farsi uccidere sul posto dai titini, quando questi irruppero nella Venezia-Giulia e in Istria approfittando del ritiro delle truppe tedesche. Anche i prigionieri saranno assassinati, nelle foibe o su quelle isole dove molti italiani trascorrono oggi le loro ignare vacanze.
Ma torniamo indietro, perché quando Lenzi parte per Trieste, evidentemente Borghese ha già ( o crede di avere) delle carte in mano.

In realtà sembra che il piano della liberazione e della difesa dei territori orientali non sia stato concepito dalla mente di Borghese, ma in ambienti militari anglo-americani di stanza nel sud. Si trattava evidentemente di ambienti spiccatamente anticomunisti, ma allo stesso tempo c’è da chiedersi quanto essi fossero collegati ai servizi segreti, all’OSS e al SIS.
E’ assai verosimile, e comprensibile, che questi ambienti si siano mossi cercando di tenere all’oscuro il governo italiano del sud: ricordiamo che di questo facevano parte i comunisti (fra i quali un certo Togliatti) sia come ministri che come sottosegretari, e certamente a costoro dell’italianità di Trieste e dintorni non solo non importava nulla, ma premeva consegnare tutto il nord est al maresciallo Tito non ancora uscito dall’orbita dell’URSS. Furono coinvolti ufficiali dell’esercito, per allestire, almeno sulla carta, il corpo di spedizione. Ebbero parte nel piano anche rappresentanti dei profughi giuliani rifugiati in Puglia. Insomma le persone e le formazioni interessate erano di diversa estrazione, ma unite da un anticomunismo doc, il quale era stato previamente accertato dai servizi alleati. Quello che non si poté non contattare, delle alte sfere politiche, fu il ministro De Courten, perché per sbarcare sui lidi orientali servivano le navi.
Visto nella prospettiva degli anglo americani, il piano era assai ingegnoso: si sarebbe mantenuta Trieste e l’Istria nel contesto geopolitico occidentale, e tale...

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Tags:
Istria,
Tito,
Trieste
Comments: 0 | Views: 200Last Post by: Alfonso Indelicato (1/1/2012, 12:09)
 

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