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| L’intervento che oggi pubblico su AESPIBLOG riguarda Junio Valerio Borghese. Ma desidero fare subito una, pur ovvia, premessa: Borghese NON era un uomo di pace. Era un soldato, o piuttosto un guerriero nel senso rinascimentale del termine, un individualistico capo-banda insofferente di qualsivoglia autorità che non fosse la propria. E allora, perché ne introduco la figura nell’ambito di questa particolare discussione? Presto detto: non in quanto “pacificatore” (che non fu) ma in relazione a uno specifico episodio, in buona misura oscuro e generatore di altre tragedie, ma anche (nelle intenzioni almeno) generoso e nobile. Non ci chiederemo che cosa sarebbe avvenuto se le premesse del piano di Borghese, l’auspicata concordia super partes (ma una pars, come vedremo, non ne volle sapere) si fosse realizzata. Ci accontenteremo di offrire all’attenzione dei lettori del nostro Blog almeno i contorni di questo episodio poco studiato, poco conosciuto, che resta come una pietra di inciampo nella storiografia e nella politica della nostra nazione.
Repubblichini e partigiani, acerrimi nemici intenti a combattersi senza quartiere? Non fu sempre così. I due fronti combattenti non erano, al loro interno, così compatti, e talvolta interessi comuni (non sempre e non necessariamente di natura economica) produssero occasionali collaborazioni. Nell’area comasca, ad esempio, Borghese aveva stretto dei contatti con la formazione partigiana del comandante Ricci, grazie alla mediazione del famoso attore Osvaldo Valenti. Gli accordi permettevano alla Decima di fare del contrabbando con la Svizzera ricavandone denaro e merci varie che erano utilizzati per finanziare e rifornire la formazione, e garantivano a Ricci e ai suoi una certa tranquillità in un momento in cui la pressione dei tedeschi era fortissima (cfr. Franco Giannantoni, L’ombra degli americani sulla Resistenza al confine fra Italia e Svizzera). Sul confine orientale la situazione era però più complicata, perché oltre alle formazioni partigiane i marò della Decima dovevano vedersela con i titini (sporadicamente all’inizio, sempre più spesso man mano la situazione andava deteriorandosi e si avvicinava la disfatta) ed anche con i tedeschi, che notoriamente consideravano come cosa propria l’Adriatisches Küstenland. A partire dall’ottobre del ’44, Borghese schiera sul fronte orientale circa 10.000 marò, ossia gran parte della sua forza in armi. L’obbiettivo è, per ora, quello di difendere le popolazioni civili dalle bande partigiane slave; in prospettiva, quello di difendere il confine orientale. Ed eccoci alle questioni sul tappeto: che tipo di contatti vi furono fra Borghese e le autorità militari e politiche del governo “cobelligerante” del sud per conservare all’Italia le terre orientali? In particolare vi furono contatti ed accordi col De Courten, Ministro della Marina del governo Bonomi? Quale genere di collaborazion...Read the whole post...
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