AESPIBLOG

1 user(s) online
F_ACTIVE
1 guests
0 members
0 Anonymous Members
[ View Complete List ]




Statistics
F_STATS
AESPIBLOG have:
26 articles, 3 comments, 6 members,
2,106 total visits, 0 monthly visits

The newest member is mmanfredi

Most users ever online was 19 on 6/9/2012, 05:29


Calendar


B_NORM    
CAT_IMG Posted on 1/1/2012, 12:09 by: Alfonso IndelicatoReply
decima

La longa manus di Borghese a Trieste, colui che fu incaricato di stringere rapporti con tutte le componenti politiche e sociali che in qualche modo si opponevano ai comunisti slavi, fu l’ufficiale dei mezzi di assalto Aldo Lenzi, ex comandante del mitico sommergibile “Cappellini”. Ma la sua missione non ebbe successo. Tutto ciò che Lenzi riuscì a ottenere fu il permesso da parte del gauleiter Reiner di dislocare in postazioni strategiche le unità della Decima, tra cui quelle dotate di artiglieria. Queste ultime, ufficialmente approntate alla difesa dai titini, avrebbero però anche potuto appoggiare lo sbarco di truppe italiane provenienti dal sud. Sbarco, sia ben chiaro, che aveva come primo obbiettivo la liberazione di tutto il Küstenland dalle truppe tedesche, e successivamente la salvaguardia dei territori dalle avanzanti truppe slave. In realtà, come sappiamo, lo sbarco non avvenne, e ai marò, in condizioni di inferiorità numerica e di mezzi, non rimarrà che attendere l’aprile ’45 e farsi uccidere sul posto dai titini, quando questi irruppero nella Venezia-Giulia e in Istria approfittando del ritiro delle truppe tedesche. Anche i prigionieri saranno assassinati, nelle foibe o su quelle isole dove molti italiani trascorrono oggi le loro ignare vacanze.
Ma torniamo indietro, perché quando Lenzi parte per Trieste, evidentemente Borghese ha già ( o crede di avere) delle carte in mano.

In realtà sembra che il piano della liberazione e della difesa dei territori orientali non sia stato concepito dalla mente di Borghese, ma in ambienti militari anglo-americani di stanza nel sud. Si trattava evidentemente di ambienti spiccatamente anticomunisti, ma allo stesso tempo c’è da chiedersi quanto essi fossero collegati ai servizi segreti, all’OSS e al SIS.
E’ assai verosimile, e comprensibile, che questi ambienti si siano mossi cercando di tenere all’oscuro il governo italiano del sud: ricordiamo che di questo facevano parte i comunisti (fra i quali un certo Togliatti) sia come ministri che come sottosegretari, e certamente a costoro dell’italianità di Trieste e dintorni non solo non importava nulla, ma premeva consegnare tutto il nord est al maresciallo Tito non ancora uscito dall’orbita dell’URSS. Furono coinvolti ufficiali dell’esercito, per allestire, almeno sulla carta, il corpo di spedizione. Ebbero parte nel piano anche rappresentanti dei profughi giuliani rifugiati in Puglia. Insomma le persone e le formazioni interessate erano di diversa estrazione, ma unite da un anticomunismo doc, il quale era stato previamente accertato dai servizi alleati. Quello che non si poté non contattare, delle alte sfere politiche, fu il ministro De Courten, perché per sbarcare sui lidi orientali servivano le navi.
Visto nella prospettiva degli anglo americani, il piano era assai ingegnoso: si sarebbe mantenuta Trieste e l’Istria nel contesto geopolitico occidentale, e tale...

Read the whole post...



Tags:
Istria,
Tito,
Trieste
Comments: 0 | Views: 200Last Post by: Alfonso Indelicato (1/1/2012, 12:09)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 29/12/2011, 17:32 by: Alfonso IndelicatoReply
junioft
L’intervento che oggi pubblico su AESPIBLOG riguarda Junio Valerio Borghese. Ma desidero fare subito una, pur ovvia, premessa: Borghese NON era un uomo di pace. Era un soldato, o piuttosto un guerriero nel senso rinascimentale del termine, un individualistico capo-banda insofferente di qualsivoglia autorità che non fosse la propria. E allora, perché ne introduco la figura nell’ambito di questa particolare discussione? Presto detto: non in quanto “pacificatore” (che non fu) ma in relazione a uno specifico episodio, in buona misura oscuro e generatore di altre tragedie, ma anche (nelle intenzioni almeno) generoso e nobile. Non ci chiederemo che cosa sarebbe avvenuto se le premesse del piano di Borghese, l’auspicata concordia super partes (ma una pars, come vedremo, non ne volle sapere) si fosse realizzata. Ci accontenteremo di offrire all’attenzione dei lettori del nostro Blog almeno i contorni di questo episodio poco studiato, poco conosciuto, che resta come una pietra di inciampo nella storiografia e nella politica della nostra nazione.

Repubblichini e partigiani, acerrimi nemici intenti a combattersi senza quartiere? Non fu sempre così. I due fronti combattenti non erano, al loro interno, così compatti, e talvolta interessi comuni (non sempre e non necessariamente di natura economica) produssero occasionali collaborazioni. Nell’area comasca, ad esempio, Borghese aveva stretto dei contatti con la formazione partigiana del comandante Ricci, grazie alla mediazione del famoso attore Osvaldo Valenti. Gli accordi permettevano alla Decima di fare del contrabbando con la Svizzera ricavandone denaro e merci varie che erano utilizzati per finanziare e rifornire la formazione, e garantivano a Ricci e ai suoi una certa tranquillità in un momento in cui la pressione dei tedeschi era fortissima (cfr. Franco Giannantoni, L’ombra degli americani sulla Resistenza al confine fra Italia e Svizzera). Sul confine orientale la situazione era però più complicata, perché oltre alle formazioni partigiane i marò della Decima dovevano vedersela con i titini (sporadicamente all’inizio, sempre più spesso man mano la situazione andava deteriorandosi e si avvicinava la disfatta) ed anche con i tedeschi, che notoriamente consideravano come cosa propria l’Adriatisches Küstenland.
A partire dall’ottobre del ’44, Borghese schiera sul fronte orientale circa 10.000 marò, ossia gran parte della sua forza in armi. L’obbiettivo è, per ora, quello di difendere le popolazioni civili dalle bande partigiane slave; in prospettiva, quello di difendere il confine orientale.
Ed eccoci alle questioni sul tappeto: che tipo di contatti vi furono fra Borghese e le autorità militari e politiche del governo “cobelligerante” del sud per conservare all’Italia le terre orientali? In particolare vi furono contatti ed accordi col De Courten, Ministro della Marina del governo Bonomi? Quale genere di collaborazion...

Read the whole post...



Tags:
confini orientali,
Junio Valerio Borghese,
X MAS
Comments: 0 | Views: 228Last Post by: Alfonso Indelicato (29/12/2011, 17:32)
 

B_NORM  
CAT_IMG Posted on 22/12/2011, 18:42 by: Alfonso IndelicatoReply
Poiché il sito dell'AESPI è temporaneamente fermo per un approfondito rimaneggiamento, il Presidente di AESPI e direttore del periodico "Tradizione" Angelo Ruggiero ci chiede di interrompere momentaneamente la nostra discussione storica per pubblicare alcune informazioni riguardanti per l'appunto la rivista che dirige. Cosa che volentieri di seguito facciamo.

tradizione1

L’ultimo numero di “Tradizione”, recante la data di ottobre-dicembre 2010, è stato pubblicato e messo in circolazione nel gennaio 2011.
Era pronto il numero trimestrale di gennaio-marzo 2011, con articoli e ricerche storiche particolarmente interessanti, fotografie, illustrazioni e recensioni, ma allorché ci siamo recati in tipografia, l’amico Franco Polver ci ha fatto presente di non essere più intenzionato a stampare la rivista. Così si è interrotto un lavoro di otto lunghi anni, lavoro che ha fatto di Tradizione un giornale unico e che ha avuto un successo di collaborazione e di opinione superiore alle nostre più rosee aspettative.
Siamo riusciti, nel corso del corrente anno, a stampare due numeri “artigianali” di poche pagine e in numero assai limitato di copie.
Non è stato facile, e ancora è molto difficile, organizzarci nuovamente per assicurare al nostro giornale una pubblicazione periodica regolare e continuativa, ma nel corso del 2012 contiamo di farcela. Si stanno definendo alcune prospettive ed elaborando delle scelte che dovranno concretarsi. Fino ad allora “Tradizione” vivrà mensilmente sul blog del centro Studi Europa2000 e su altri siti e blog che ci ospiteranno.

Angelo Ruggiero

Edited by Alfonso Indelicato - 22/12/2011, 21:05

Tags:
periodico,
rivista,
Tradizione
Comments: 0 | Views: 167Last Post by: Alfonso Indelicato (22/12/2011, 18:42)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 15/12/2011, 15:50 by: Alfonso IndelicatoReply
gentile
La terza parte di questo piccolo contributo riguarda il periodo centrale e più significativo della vita di Gentile, cioè quello in cui di fatto fu punto di riferimento della vita culturale della nazione.
Dopo aver fatto i conti con Marx e la filosofia del Risorgimento nella quale rimarcava il ruolo culturale unificante dei filosofi meridionali come Spaventa e De Sanctis, in sintonia differenziata con Croce che aveva già definito compiutamente la sua concezione, elaborò la filosofia dell'attualismo. Non è qui il caso ai fini del nostro discorso ricostruire minutamente la dialettica gentiliana, basti ricordare il netto rifiuto di ogni dualismo, naturalismo e materialismo e la riforma della dialettica hegeliana non nella direzione dei distinti crociani, ma in quella dell'atto puro come logica del pensiero pensante di cui arte, religione e filosofia sono i momenti. Sono gli anni dei saggi storiografici sulla filosofia italiana, il Rinascimento e Vico in particolare e degli scritti teoretici culminati nella Teoria generale dello Spirito come atto puro(1916) in cui la distanza teoretica da Croce è ormai chiara e inequivocabile.
L'elemento centrale della riflessione consiste nell'unità a priori di soggetto e oggetto per cui non c'è distanza tra teoria e prassi, tra razionale e reale sin dall'origine, tanto che la vita dell'atto è un continuo divenire, un perenne superamento-inglobamento di ogni realtà. L'accentuazione volontaristica dell'idealismo gentiliano con la prassi tutta immanente alla teoria determina anche il pensiero e le posizioni politiche del filosofo (Filosofia del diritto, Guerra e fede).
In primo luogo sottolinea la prevalenza del futuro su presente e passato, dell'atto per sull'atto da: se la realtà è atto di pensare, filosofia e storia sono tutt'uno e l'atto è sempre spirituale e morale e di conseguenza libertà che si concretizza come Stato, unità senza limiti di particolare e universale, stato non esterno al soggetto, ma con esso atto dello Spirito che diviene.
Gentile può affermare che famiglia, società civile e stato sono identici perché realizzazioni dello Spirito. Emerge la profonda inclusività del pensiero politico gentiliano e un particolare liberalismo in cui la pervasività dello stato sull'individuo e le forme sociali portano alla determinazione formale dello stato sulla nazione impensabile senza lo stato. Le libertà soggettive o liberali vengono assorbite nell'unica vera libertà di riconoscersi parte della realtà spirituale dello Stato. Lo stato in cui si realizza la moralità dell'atto è STATO ETICO, promotore della libertà e perciò Educatore . Nello stato pedagogo l'io si diluisce nel noi e quanto questo fosse fuori da posizioni politiche precostituite, come ha ben notato Veneziani, si manifesta per la contemporanea contiguità al tradizionalismo teocratico e all'um...

Read the whole post...



Tags:
intellettuali ingaggiati,
scuola gentiliana
Comments: 1 | Views: 243Last Post by: Alfonso Indelicato (15/12/2011, 19:45)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 10:33 by: Alfonso IndelicatoReply
giovannigentile1
Gentile fu allievo alla Normale di Pisa di Donato Jaia che lo avviò allo studio di Rosmini e Gioberti, ma anche di Kant, Hegel e Marx. Attraverso Jaia ebbe modo di conoscere direttamente il pensiero di Bertrando Spaventa esponente di punta dell'hegelismo napoletano e sistematizzatore in chiave storicista del pensiero risorgimentale. I fratelli Spaventa ebbero in sorte la tutela del nipote Benedetto Croce quando perse i genitori nel terremoto di Casamicciola. Queste relazioni sono importanti e significative perchè costituirono i presupposti dell' amicizia tra Croce e Gentile proprio nella fase del grande dibattito di fine secolo sul positivismo e la scienza,il marxismo e la rivoluzione.
Da un lato Croce e Gentile elaborano una critica compiuta del positivismo che batte in breccia le posizioni evoluzionistiche ed eclettiche prevalenti nella cultura italiana di fine secolo rinnovandola profondamente, dall'altro sviluppano una visione autentica del materialismo storico nel pieno della polemica sul revisionismo, sul partito e la rivoluzione
alla quale partecipano pensatori come Labriola, Sorel, Bernstein, Kautsky, Lenin, Louxembourg, gli empiriocriticisti, gli austromarxisti: un momento cruciale del pensiero europeo.
L'allora giovanissimo docente del Liceo di Campobasso, fresco vincitore di concorso,non solo prevede l'evoluzione dei rapporti fra tra Labriola e Croce in quel momento ancora legato in qualche misura al materialismo storico, ma comprende, grazie all'eredità di Spaventa e Jaia, che il punto nevralgico e dirimente della questione sarà il tema della prassi.
Mentre Croce nega la supposta "scientificità" del Materialismo storico in MATERIALISMO STORICO ED ECONOMIA MARXISTA,
Gentile affronta il valore complessivo del marxismo in LA FILOSOFIA DI MARX(1899) sgombrando il terreno da problemi estrinseci cioè storico-politici per sondare la solidità del sistema filosofico fondato sulla teoria della lotta di classe.
Del pensiero di Marx fa propria la filosofia della prassi intesa come sintesi di pensiero e azione, ma la prassi è l'attività creatrice dello spirito, è spirito che nell'atto di pensare agisce, crea. L'attività creatrice dello Spirito si può esprimere vichianamente con VERUM ET FACTUM CONVERTUNTUR e si dispiega solo nella storia come immanentismo
assoluto o attualismo.
Gentile invece rifiuta e respinge come un residuo sensibile-oggettivo il materialismo di Marx perchè limita e rende inerte il libero dispiegarsi della soggettività dello spirito. Questa visione dell'agire nell'atto del pensare, di cambiare il mondo nel pensarlo oltre a suscitare l'apprezzamento di Lenin, produrrà profonde analogie con la speculazione di Gramsci e del gruppo di "Ordine Nuovo".
Per Gentile quindi la validità filosofica del marxismo era negata dal materialismo e validat...

Read the whole post...



Tags:
Benedetto Croce,
Fascismo,
gramscismo,
materialismo storico
Comments: 0 | Views: 196Last Post by: Alfonso Indelicato (13/12/2011, 10:33)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 12/12/2011, 10:35 by: Alfonso IndelicatoReply
images10l
Giovanni Gentile(1875-1944)è stato l'ultimo grande filosofo dal destino socratico che con la sua morte,una "morte in atto" come amava commentare per l'amato Giordano Bruno, ha testimoniato con coerenza indefettibile non tanto la fedeltà al fascismo quanto al suo pensiero,allo stato e alla nazione.
La filosofia di Gentile è caratterizzata dall'idea d'Italia di cui voleva edificare la coscienza nazionale saldando popolo e cultura, tradizione e innovazione, intellettuali e nazione, creando un filosofia nazionale capace di unificare in una sintesi superiore tutte le univocità e le parzialità della storia della patria. Questa aspirazione costante ad unificare il tessuto spirituale,umano e materiale della nazione spiegano la parabola esistenziale che esemplarmente può essere colta in tre momenti rovesciati rispetto alla scansione temporale degli fatti e proprio per questo più significativi.
Cominciamo dalla morte:perché Gentile venne ucciso? Perché proprio lui conosciuto se non apprezzato in tutto il mondo? Non sono domande retoriche o oziose. Si dirà che era fascista, ma molti altri lo erano, altri ancora in Germania avevano aderito al nazismo, ma non vennero condannati a morte, Celine e Pound vennero perseguitati,imprigionati,ma non uccisi. Non vennero eseguiti attentati contro altri intellettuali fascisti che poi numerosi, una volta redenti, vennero accolti nelle ampie braccia dell'antifascismo e del comunismo in particolare.
Gentile venne ucciso perché era un grande filosofo che dava lustro e gloria al fascismo e all'Italia, perché ne aveva incarnato la capacità realizzativa nella cultura e nelle istituzioni, perché nella tragedia della sconfitta e della morte della patria aveva esortato alla coerenza, alla concordia e alla pacificazione contro la guerra civile e la violenza fratricida.
In più il suo pensiero non poteva essere ritenuto estraneo da chi si batteva sul versante opposto senza poter disconoscere il debito di derivazione a suo tempo contratto anche per figliolanza e fruttuosa frequentazione.
Gentile venne assassinato a Firenze mentre rientrava a casa da un gruppo di partigiani comunisti il 15 aprile 1944; si apprestava di li a poco a incontrare Mussolini con l'intento di denunciare le violenze del gruppo Carità per favorire la pacificazione e evitare la spirale degli odi, delle vendette, degli agguati e delle rappresaglie. Pochi giorni prima sul Corriere
della sera aveva pubblicato un articolo che invitava alla moderazione e alla concordia contro gli estremismi nell'ambito di quella pacificazione che un gruppo di esponenti del fascismo repubblicano cercava disperatamente di avviare. Gentile, isolato dopo il suo abbandono di tutte le cariche istituzionali nel 1936, aveva, nell'imminenza dell'invasione e del crollo del regime, fatto sentire coraggiosamente la sua voce nel giugno del '4...

Read the whole post...



Tags:
Giovanni Gentile,
omicidio politico
Comments: 0 | Views: 222Last Post by: Alfonso Indelicato (12/12/2011, 10:35)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 10/12/2011, 19:26 by: Alfonso IndelicatoReply
jpg
Sarà per le festività in corso (a proposito, tanti auguri ai cortesi lettori del blog), sarà per altro motivo, ma la discussione sull’argomento all’ordine del giorno sta languendo. Mi permetto dunque di cercare di ravvivarla parlando di un grande personaggio che a mio avviso rientra in modo eminente nel novero di “coloro che volevano la pace” (per usare la bella espressione di Luciano Garibaldi).
Lungi da me l’idea di delineare un excursus, sia pure sintetico, della sua esperienza culturale e politica: non ne avrei né il tempo, né soprattutto la capacità. Mi accontento dunque di rimarcare tre o quattro momenti essenziali della parabola biografica del filosofo di Castelvetrano.
Prima di tutto: Gentile non “nasce” fascista, anzi fino al ’22 non dimostra particolare interesse per questo movimento. In quell’anno viene nominato da Mussolini Ministro della Pubblica Istruzione sulla base del suo cursus honorum accademico, non certo per contiguità ideologica. Si dice che Benedetto Croce, già preposto allo stesso dicastero dal ’20 al ‘21, avesse indicato in Gentile la persona capace di portare a termine quella che poi si chiamò “Riforma Gentile”, e che con più proprietà avrebbe dovuto chiamarsi “Croce-Gentile”, considerata la comunione di intenti che aveva unito i due filosofi in quel breve torno di anni, prima dei pubblici dissapori. Del resto, che il capo del Fascismo avesse una certa propensione a chiamare a compiti di rilievo personaggi provenienti da lidi alquanto lontani dai suoi, è cosa indubitabile. Si pensi ad esempio al prefetto Mori, incaricato di estirpare la mafia dalla Sicilia nel biennio ‘26-‘27. Non tutti sanno che l’eminente funzionario, prefetto di Bologna dal ’21 al ‘22, aveva represso le squadre d’azione fasciste con grande durezza, e si era espresso in termini assai negativi nei confronti del movimento mussoliniano. Evidentemente il futuro Duce aveva apprezzato, nella circostanza, la “professionalità” (così diremmo oggi) dell’alto funzionario.
Ma torniamo a Gentile. Dicevo che il filosofo si iscrive al PNF nel ’23, sospinto più che altro da qual bisogno di ordine e sicurezza sociale che aveva brevemente avvicinato a Mussolini anche Croce e l’anziano Giolitti. Lo stesso “Manifesto degli intellettuali fascisti” del ’25, da lui ispirato, reca tracce di un liberalismo non o non completamente rinnegato (“ … il fascismo aveva contro di sé appunto questo Stato che si diceva liberale; ed era liberale, ma del liberalismo agnostico e abdicatorio, che non conosce se non la libertà esteriore”.) considera il Fascismo quale prosecutore del Risorgimento, nella sua componente monarchica ma soprattutto mazziniana, e infine lo interpreta essenzialmente come nazionalismo e lo vede come fattore di continuità, piuttosto che di novità, rispetto al passato (“Codesta Patria è pure riconsac...

Read the whole post...



Tags:
Giovanni Gentile,
Nazione,
pacificazione,
Patria
Comments: 0 | Views: 104Last Post by: Alfonso Indelicato (10/12/2011, 19:26)
 

B_NORM  
CAT_IMG Posted on 23/11/2011, 15:11 by: Alfonso IndelicatoReply
images3cwCome avevamo preannunciato su AESPIBLOG, presso l'ITIS Marconi di Civitavecchia si è svolta la manifestazione in ricordo dell'epopea di di El Alamein. Suo organizzatore è stato lo storico Andrea Bottone, responsabile di AESPI per il Lazio. Di seguito un resoconto tratto da BIGnotizie.it:

CIVITAVECCHIA – Aula magna del'Itis Marconi affollata, stamani, per l'iniziativa dell'associazione "Corrente di Pensieri" con l'AESPI (Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante) e l'associazione civitavecchiese "I Viaggi nella storia" presieduta da Stefano Schiavi che ha voluto ricordare ai giovani studenti il prossimo 70 anniversario della battaglia di El Alamein in Egitto (novembre 1942).

A parlare direttamente ai ragazzi della sua esperienza su uno dei campi di battaglia più famosi della storia (ed in cui gli italiani, pur mostrando coraggio da vendere furono sconfitti dagli inglesi), è stato il parà della Folgore, Santo Pelliccia, classe 1924 e verve da vendere (fa ancora flessioni e si butta con il paracadute (l'ultimo un mese fa per festeggiare degnamente il suo 88 esimo compleanno).

"El Alamein è stato il modo migliore per mostrare al mondo la capacità dell'Italia di reagire il più energicamente possibile nei momenti più tristi – ha detto rivolgendosi alla giovane platea attenta - sono appena tornato dall'Egitto: avevo 18 anni quando ho combattuto ad El Alamein e ancora sono commosso per la nostra impresa. Qui ho cercato i parenti del mio commilitone, il civitavecchiese Giuseppe Ceccacci (medaglia d'argento), che purtroppo ha lasciato la sua vita – ha detto indossando l'originale divisa d'epoca – fare il proprio dovere per la Patria allora era un piacere, non un obbligo. Sono contento di aver reso alto il nome dell'Italia con dignità e onore tipici della divisione Parà della Folgore che ha saputo resistere fino all'ultimo, non conoscendo la parola 'resa'".

Salutato da Raul Di Gennaro (presidente Anpdi), altro reduce di El Alamein e accolto dal preside del Marconi, Mario Guida, Pelliccia è stato introdotto dal professore e giornalista Andrea Bottone (a sua volta figlio di un altro combattente di El Alamein) e dal generale Luigi Pellegrino, comandante de CeSiva, che ha invitato i giovani presenti ad una maggiore responsabilizzazione. E dopo che gli studenti hanno visto il film "Divisione Folgore" del regista Duilio Coletti, Pelliccia (che tra il 1940 e il 1941 ha frequentato l'unica scuola di parà allora attiva, quella di Tarquinia) ha mostrato loro pure il video del suo ultimo lancio dal paracadute, e i ragazzi lo hanno simpaticamente chiamato: "Mitico! Mitico!".

Edited by Alfonso Indelicato - 11/12/2011, 11:19
Comments: 1 | Views: 150Last Post by: Giuseppe Manzoni di Chiosca (6/12/2011, 14:14)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 18/11/2011, 12:45 by: Alfonso IndelicatoReply
qi3c3rca6s9gn1caqpr7t1cIndelicato: - Eccoci qua, Caro Sandro, a parlare della figura di tuo padre Luigi Rossanigo, primo sindaco di Luino dopo il 25 aprile 1945. -
Rossanigo: - … Ma prima spiegami tu una cosa. Perché non dici direttamente: dopo la Liberazione? -.
I: - Che vuoi, questo termine non mi è simpatico. Sarà perché alcuni tra quelli che hanno combattuto dalla parte del tuo papà non erano certo dei libertari… e poi sarà tutta la retorica che ci hanno costruito sopra, a questa parola. Infine ti ricordo che io sono l’intervistatore, tu l’intervistato.
R. – D’accordo, comincia pure … comunque sapevo che mi avresti risposto così. –
I: - Prima di tutto, collochiamo Luigi Rossanigo cronologicamente.-
R.: - Nato nel ’12, mancato nel ’90.-
I.: - Luino durante il Ventennio, e poi durante la guerra. Come te ne ha parlato tuo padre? –
R.: - Un posto in cui la vita scorreva normale, tranquilla. Nessuna tensione particolare. Anche durante i primi anni di guerra, prima dell’ 8 settembre, le cose tutto sommato continuano allo stesso modo. –
I.:- E dopo? –
R.: - Dopo, le cose cambiano. Luino è vicina alla frontiera con la Svizzera, e diventa un luogo di raccolta di quanti si apprestavano a varcare il confine, soprattutto ebrei. Zona strategica.–
I.: - Durante il Ventennio tuo padre era noto ai suoi concittadini come antifascista? –
R.: - Per quanto posso saperne, direi di no… Ma questa domanda, confesso, mi prende di sorpresa. Aspetta un poco … (Sandro solleva la cornetta del telefono e chiama sua madre, la signora Amalia, già campionessa di scherma nei suoi anni ruggenti, che ora vive tranquilla nella pigra Luino. Confabula un po’ con lei, poi chiude la conversazione) … come immaginavo. Pensa che fu una sorpresa anche per mia madre, quando papà dovette fuggire perché i fascisti l’avevano condannato a morte. E poi, che la sua opposizione al regime non fosse notoria lo si può dedurre anche dal fatto che esponenti del partito di Luino volevano che diventasse segretario provinciale del PNF. –
I.: - Questo non significa molto, scusa … Comunque lui accettò? –
R.: - Fu tentato di farlo, perché aveva progettato di uccidere tutti i fascisti che avrebbero presenziato alla cerimonia dell’insediamento. Ma poi l’impresa dovette sembrargli irrealizzabile e rinunciò… e naturalmente non accettò neanche la carica. –
I.: - Era iscritto al partito? –
R.:- Non poteva non esserlo, essendo segretario comunale. –
I. : - In che cosa si esplicitò la sua militanza antifascista, dopo l’8 settembre? –
R.:- Prima di tutto, nei circa 5000 documenti di identità falsi che confezionò, approfittando dei suoi compiti di ufficio, per consentire gli espatri .-
I.: - Senza nulla chiedere in cambio ai beneficiati, non c’è bisogno di dirlo . –
R.: - Non c’è bisogno.-
I.:- Poi? –
R.: - Dopo l’8 settembre si erano costituite alcune formazioni di pa...

Read the whole post...

Comments: 0 | Views: 217Last Post by: Alfonso Indelicato (18/11/2011, 12:45)
 

B_NORM    
CAT_IMG Posted on 6/11/2011, 12:07 by: Alfonso IndelicatoReply
Il grande problema del nostro tempo è capire la storia e quindi la politica, l’economia, le civiltà, le culture.
Si è molto discusso, pure troppo, di “revisionismo” come se essere nel tempo e nella storia non significasse ri-vedere continuamente ciò che è stato, ciò che è e immaginare ciò che potrà o avrebbe potuto essere.
Su queste questioni è difficilissimo trovare un accordo e proprio per questo apriamo uno spazio di discussione per voci molteplici e anche “scorrette”.
Cominciamo col dire che il Novecento con tutte le sue brutture ci ha lasciato almeno una grande e certa conquista: collocare gli avvenimenti nel loro contesto. Contesto psicologico, religioso, politico, culturale, materiale con il tassativo obbligo di evitare l’anacronismo, tomba di ogni e qualsivoglia giudizio e/o critica storici.
La “scientificità” della storia consiste in questo: il relativo temporale è l’assoluto storico. Di qui l’eterna contemporaneità della storia, l’eterno ritorno di tutte le cose, la linearità circolare di tutti i processi al muro del tempo.
Vico quale buon maestro ci dice che possiamo far scienza solo di ciò che facciamo con mente sgombra da pregiudizi, ne saremo capaci?

Francesco Paolo Menna

Edited by Alfonso Indelicato - 13/12/2011, 19:51

Tags:
Revisionismo
Comments: 0 | Views: 93Last Post by: Alfonso Indelicato (6/11/2011, 12:07)
 

Search:

 


Skin realizzata da raxell