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| Vi parlerò di una figura di italiano che è stata completamente rimossa dalla nostra storia recente. Non se ne parla nei libri di scuola, non se ne parla nei convegni dedicati al Fascismo e alla Liberazione, nessuno ha pensato di dedicargli un film o una fiction televisiva. Sto parlando di Carlo Silvestri, il giornalista che, da accusatore numero uno di Mussolini per il delitto Matteotti, si convinse di avere sbagliato e divenne, durante la RSI, l’animatore della «Croce Rossa Silvestri», che riuscì a sottrarre ai tedeschi diecine di antifascisti destinati a sicura morte. Carlo Silvestri, milanese purosangue, era nato nel 1893, aveva dunque dieci anni meno di Mussolini, cui lo univano la comune passione per il giornalismo e i comuni ideali socialisti. A soli 17 anni entrò al «Corriere della Sera» di Luigi Albertini, percorrendo una rapida e brillante carriera: inviato speciale, poi capo della redazione romana e quindi giornalista politico numero uno. In questa veste stringe rapporti di amicizia con i grandi nomi del socialismo dell’epoca: da Filippo Turati ad Anna Kuliscioff, da Leonida Bissolati a Claudio Treves fino, ovviamente, a Mussolini, direttore dell’ Avanti! I due condividono la stessa sorte quando prendono entrambi posizione a favore dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, e per questa ragione vengono entrambi espulsi dal Partito Socialista. Partecipano al conflitto come militari ma, alla fine, con la fondazione dei Fasci di Combattimento nel 1919 e poi del Partito Nazionale Fascista, le loro strade si separano. Silvestri, infatti, rimasto fedele al Partito Socialista, non può condividere il clima di guerra civile che si è instaurato tra fascisti e socialisti. Si pronuncia dunque, senza mezzi termini, contro il fascismo. E’ a questo punto che matura la tragedia di Giacomo Matteotti. In seguito al duro discorso, da lui pronunciato in Parlamento, di denuncia dei brogli che sarebbero stati posti in atto durante le elezioni del 7 aprile 1924, Matteotti entra nel mirino delle frange più estremiste del partito vincitore di quel confronto elettorale, e, la mattina del 10 giugno 1924, viene assalito da una squadra di picchiatori sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, pestato a sangue e poi portato via su un’automobile verso una destinazione ignota. Il suo cadavere verrà trovato qualche tempo dopo, trafitto da una lama di ferro al ventre, sepolto in una fossa improvvisata nel bosco della Quartarella, alla periferia di Roma. Quel delitto mise in crisi Mussolini e determinò l’abbandono del Parlamento da parte degli «aventiniani» (socialisti e cattolici) che diedero vita ad un Comitato di opposizione presieduto da Alcide De Gasperi. Dal canto suo, Carlo Silvestri diede inizio, dalle colonne de «Il Popolo» - il quotidiano romano di cui era stato nominato vicedirettore dopo avere lasciato il «Corriere della Sera» - ad una durissima campagna personale contro Mussolini, accusandolo, senza mezzi termini, di essere stato il ma...Read the whole post... |
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